BY: giacomo
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“Mamma, oggi non voglio andare a scuola, ho mal di pancia…”
Quante volte ci siamo sentiti ripetere questa frase dai nostri bambini perché non volevano andare a scuola?
Andare a scuola non è certo l’attività preferita dei nostri figli: moltissimi bambini a volte puntano i piedi, piangono, si disperano e inventano scuse per convincere i genitori a farsi lasciare a casa. Questo non è decisamente un problema e di per sé non segnala nessun tipo di difficoltà o problema. A tutti è capitato di fare i capricci o di avere una giornata storta!
Non sempre però questa richiesta e questi comportamenti del bambino sono scuse: quando il rifiuto della scuola si ripete per molto tempo e si accompagna ad evidenti segnali di malessere, allora potrebbe essere il segnale che qualcosa non va.
In questo caso, infatti, è possibile trovarsi di fronte a quella che viene chiamata “fobia scolare”.
Per poterla definire tale, dobbiamo riferirci innanzitutto ad una fascia di età di bambini che va dai 6 ai 15 anni, che sono caratterizzati “dall’improvvisazione”: stiamo parlando cioè di bambini che non avevano mai manifestato particolari difficoltà nello studio e nel frequentare le lezioni e che all’improvviso vivono questo forte disagio nei confronti dell’andare a scuola.
Tutto questo di solito avviene tipicamente la mattina prima di uscire di casa o addirittura la sera prima e, in genere, quando rimangono poi a casa o nel pomeriggio o nei weekend, questi bimbi stanno bene!
I segnali di malessere possono manifestarsi anche sotto forma di disturbi somatici come mal di testa, mal di pancia, vomito; altre volte, il disagio si manifesta apertamente con pianti disperati e forme di contestazione.
In questi casi, non dobbiamo limitarci a pensare che sia un semplice capriccio, ma dobbiamo cercare di capire di cosa si tratta: se è ansia da scuola in generale (cioè vissuta anche come distacco dai genitori e dalla propria casa), se è successo qualcosa, se il problema riguarda una materia o un insegnante in particolare, se il bambino si sente caricato da eccessive aspettative e ha paura di deluderci o di perdere il nostro affetto in caso di un brutto voto, se ci sono difficoltà nella socializzazione o se è vittima di prese in giro o atti di bullismo. Teniamo presente che anche un cambiamento nella vita familiare (come un trasloco, la separazione dei genitori, un lutto o la nascita di un fratellino) potrebbe turbare e provocare ansie da separazione o malesseri legati all’andare a scuola.
Molto spesso alla base di queste fobie si nasconde il timore del bambino che, separandosi da mamma e papà, possa succedere qualcosa di brutto a lui o ai suoi familiari, pertanto soffre il momento del distacco proprio perché carico di questa fantasia angosciante.
In questi casi è possibile che sia accaduto qualche evento all’interno dell’ambito familiare che abbia suscitato ansia nel bimbo.
Può essere anche capitato che uno dei due genitori, senza rendersene conto, abbia trasmesso i propri timori al bambino, dandogli involontariamente il messaggio che il mondo esterno è un posto pericoloso e che lui non ha i mezzi per affrontarlo.
Oppure può esistere un conflitto all’interno della coppia; questi casi è come se il bimbo assumesse su di sé una funzione di controllo dei genitori stessi. Se lui va a scuola e si assenta, i litigi tra i suoi potrebbe peggiorare, cosi come la situazione in generale.
Naturalmente per i genitori non è facile confrontarsi quotidianamente con situazioni come queste, anche perché la preoccupazione delle assenze scolastiche incombe anche dal punto di vista del rendimento scolastico. In questi casi, il cuore di mamma e la razionalità e la responsabilità adulta, non trovano pace e equilibrio.
È molto difficile per un genitore non lasciarsi coinvolgere a livello emotivo nel vedere il proprio figlio di fronte a questo disagio ed è impossibile vedere le cose da un punto di vista logico e razionale.
Di solito l’intervento di un professionista in questi casi risulta l’intervento migliore per la gestione della situazione sia dal punto di vista di comprensione del problema che dal punto di vista relazionale e comportamentale. Quello che risulta fondamentale è il coinvolgimento sia della famiglia che della scuola, in modo che si possa pianificare un tipo di lavoro cooperativo e desensibilizzazione del problema stesso.